JOTA

La jota è un piatto tipico triestino, diffuso nella cucina del Friuli Venezia Giulia (particolarmente nelle province di Trieste e Gorizia) e dell’Istria.


Si tratta di una minestra che nella versione triestina è a base di crauti (in dialetto triestino capuzi garbi, cappucci acidi), fagioli e sovente patate; viene insaporita con costine o altra carne di maiale affumicata.
Numerose le sue varianti, tra cui quella goriziana, carsolina e bisiaca, che aumentano la quantità di fagioli, o la riducono con l’aggiunta di orzo o mais, sostituiscono tutti o metà dei crauti con la brovada o aggiungono della farina gialla per polenta.

L’etimologia del nome è controversa: potrebbe derivare dal tardo latino jutta, brodaglia, che a sua volta originerebbe da una radice celtica; il che è molto probabile visto che, come riferisce il Pinguentini (Gianni Pinguentini, Dizionario storico etimologico fraseologico del dialetto triestino, Trieste, Borsatti, 1954), lo stesso significato di brodo, brodaglia, beverone o mangime lo si ritrova nel termine cimbro yot, nell’irlandese it e nel gergo del Poitou jut. Il termine è diffuso anche in Emilia: a Parma, Reggio e Modena, infatti, dzota significa brodaglia.

La jota è assai diffusa (con lo stesso nome) anche nel Litorale sloveno, particolarmente sul Carso, nella Valle del Vipacco, sul Collio e nella zona di Tolmino e Caporetto.
Nella vicina Austria, invece, nonostante il massiccio impiego dei crauti in varie preparazioni, questo minestrone risulta del tutto sconosciuto.

In Friuli viene chiamata jote, ma la sua preparazione un tempo assai diffusa si è molto limitata, tanto da esservi rimasta traccia solo in Carnia, in particolar modo nella Val Degano e nella Val Pesarina.

Simile alla jota è la mignestre di brovade friulana, quest’ultima preparata però con la rapa (brovade) al posto dei crauti e il cotechino (musèt) al posto delle costine di maiale affumicate.

Diversamente che a Trieste, dove godette sempre del massimo apprezzamento e non fu mai considerata cibo da poveri semmai l’opposto, la jota in Friuli veniva considerata una pietanza di ripiego, tanto che i vecchi usavano lamentarsi del fatto che per pura necessità erano costretti a mangiarla molto spesso.

Detto popolare:
Simpri jote, simpri jote e mai polenta e lat.
(Sempre jota, sempre jota e mai polenta e latte.)


Ricetta della Jota

Ingredienti per 4 persone:

  • 500 grammi di crauti acidi (preferibilmente sfusi)
  • 200 grammi di fagioli
  • 4 patate
  • 2 foglie di alloro
  • cumino
  • 4 spicchi di aglio
  • sale
  • pepe
  • olio
  • farina

Preparazione:
La sera prima mettere i fagioli a bagno in acqua fredda.
In una pentola far scaldare l’olio e far rosolare 2 spicchi di aglio schiacciati fino a portarli a doratura, a questo punto eliminare l’aglio.
Aggiungere i crauti e coprirli a raso con acqua.
Aggiungere un pizzico di cumino, sale e pepe.
Far consumare a fuoco lento per circa 1/2 ora.
In un’altra pentola cucinare i fagioli, lavati e scolati, con il brodo vegetale e 2 foglie di alloro, a fuoco lento per 1 ora e 15 minuti.
Tagliare le patate a pezzetti, aggiungerle al brodo e fagioli, e proseguire la cottura per 15 minuti.
Togliere dal fuoco e passare fagioli e patate fino ad ottenere una purea omogenea.
Aggiungere la purea così ottenuta ai crauti preparati in precedenza.
A parte, in un piccolo pentolino, soffriggere i rimanenti spicchi di aglio schiacciati in 1 – 2 cucchiai di olio. Eliminarli una volta dorati.
Stemperare nell’olio la farina mescolando attentamente per evitare la formazione di grumi.
A tostatura avvenuta aggiungere la farina alla minestra.
Aggiungere di sale e pepe e servire calda accompagnata da crostini di pane.


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(Fonti: wikipedia.org – trieste.comLuciano Pignataro)


Foto da cucina.corriere.it

 

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